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12 Il «ticchettio» del caffè La vita di Patrizia è stata scandita da un ritmo tutto spe­ ciale: il ritmo del «ticchettio del caffè». Fu lei stessa bambina a inventare questa espressione quando una domenica mattina, nel lettone dei genitori, associò il rumore metallico del cucchiaino che mischiava lo zucchero nella tazzina al ticchettio delle lancette dell’oro­ logio. I genitori rimasero così sorpresi e orgogliosi davanti a tanta perspicacia che l’espressione entrò definitivamente nel lessico familiare. «Ecco bambini, arrivano, arrivano … la Niña, la Pinta e la Santa Maria, le caravelle di Cristoforo Colombo!», diceva il papà avvicinando il cucchiaino alle bocche spalan­ cate che sembravano due beccucci di uccellini in attesa di cibo. Patrizia e il fratellino Daniele erano tra i pochissimi bambini di tre e quattro anni cui era nota l’esistenza di un certo Cristoforo Colombo che con tre caravelle aveva sco­ perto l’America. La ricostruzione storica dell’evento però, non era proprio fedele perché la Niña, la Pinta e la Santa Maria in questo caso non solcavano mari, né scoprivano mondi, ma appro­ davano semplicemente ogni domenica mattina nel lettone di mamma e papà. Era un rito. Appena svegli, Patrizia e Daniele balzavano giù dai loro lettini per arrampicarsi in quell’isola di sicurez­ za. E andava sempre nello stesso modo, come una scena di un film che si ripeteva periodicamente. Il papà faceva finta di essere infastidito dall’invasione e, mentre i piccoli si ac­ coccolavano tra le braccia della mamma, si alzava sbuffando, manifestando il suo disappunto con espressioni volutamen­ te esagerate per divertire i bambini, si infilava i pantaloni e andava a preparare il caffè. Patrizia e Daniele nel frattempo si godevano il lettone. Era un grande letto in ferro battuto.

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