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18 abbandonava al gesto automatico con il cucchiaino per evo­care l’amato «ticchettio» che la riportava indietro nel tempo, facendola risentire per un attimo bambina e felice … Ora il caffè a letto per svegliarsi la mattina a Patrizia lo porta Tiziano. Il sapore non è quello del caffè antico, ma è altrettanto dolce. E la domenica, ancora quella scena del film che si ripete, ma con personaggi diversi: sono i loro due bambini ora che aspettano il «ticchettio del ­caffè» e, naturalmente, la Niña, la Pinta e la Santa ­Maria. Il caffè di nonno Leo Anche nonno Leo beveva il caffè. Ma in America, dove aveva vissuto, aveva imparato a berlo in un modo tutto speciale, raccontava. I nipotini non lo potevano nemmeno assaggiare il caffè di nonno Leo. «C’è dentro il whisky!» dicevano con gli occhioni sbarrati, come se anche il solo pronunciare la parola potesse avere conseguenze terribili. Nessuno sapeva esattamente cosa avrebbe potuto fare così male ai piccoli che non avrebbe fatto male anche al nonno, ma lui, per spaventarli, li minacciava con profezie di ferite sanguinanti e contorcimenti di budella se si fossero soltan­ to «azzardati» (questo verbo, pronunciato solennemente con l’indice alzato gli piaceva tanto) a bere un piccolissimo sorso del pericoloso elisir. La famiglia si riuniva a casa di nonno Leo in estate. Anche i nipotini, che vivevano al nord, durante i tre mesi di vacanze scolastiche andavano dai nonni al sud dove, insieme agli altri cuginetti, trascorrevano indimenticabili momenti di gioco e di calore familiare, e respiravano aria di mare e di allegria.

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