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TB 05.2016-short

Ticino Business | 7 Da qualche mese stiamo affrontando con particolare attenzione e vari ap- profondimenti i temi dell’economia condivisa e della digitalizzazione, per certi versi le- gati se pensiamo a come la digitalizzazione (vedi ad esempio le applicazioni per i telefoni) faciliti lo svi- luppo di determinati fenomeni di sharing economy (Uber su tutti). Ovviamente entrambi i temi hanno risvolti molto diversificati e ben più ampi, ma sono accomunati da una sola grande paura, quella della sostituzione dell’essere umano soprattutto nel settore industriale a causa della robotizzazione e quella della sostituzio- ne di professioni o settori “tradizionali” e ben conso- lidati sul territorio, come possono essere i servizi di taxi o l’albergheria. Timori legittimi e comprensibili, che vanno affrontati con serietà, perché quando ci sono in ballo i destini economici e quindi esistenziali degli esseri umani non si può mai scherzare. È però opportuno ricordare che ogni evoluzione o ri- voluzione tecnologica ha sempre portato con sé mol- te paure e innegabili difficoltà nel breve termine, ma grandi sviluppi nel medio e lungo termine. In altre parole, l’adattamento nel breve è talvolta doloroso, ma la prospettiva è di regola di maggiore benessere. È sempre difficile fare previsioni e a volte siamo più nel campo degli auspici esorcizzanti che delle certez- ze. Eppure come dimenticare che negli anni Ottanta fu presentato un atto parlamentare alle Camere fede- rali che chiedeva l’introduzione di balzelli pesantissi- mi sui computer per evitarne la diffusione e quindi salvare i posti di lavoro degli umani, minacciati dalle macchine cattive? Oggi questo fa sorridere e non ne- cessita di ulteriori commenti, ma illustra bene come sia necessario mantenere la mente aperta e il san- gue freddo verso queste evoluzioni che, piaccia o non piaccia, sono comunque ineluttabili. Qualche tempo fa, in occasione di alcuni dibatti- ti, avevo sottolineato un elemento particolarmente importante, cioè che queste sfide poste in parti- colare da alcuni fenomeni di economia condivisa, dovevano essere l’occasione non per creare nuove regole ma per alleggerire quelle esistenti. L’esempio pratico di Uber o di Airbnb è illuminante. È un er- rore dire che le regole non esistono, perché chi tra- sporta o ospita persone a pagamento comunque conclude un contratto che ha conseguenze giuridi- che. Il problema è spesso legato piuttosto alle per- dite per lo Stato per mancati versamenti di oneri sociali, imposte, tasse di soggiorno, ecc., con inevi- tabili risvolti di concorrenza sleale per gli attori che invece devono sottostare a regole ferree. Ma questi mancati versamenti non sono il frutto di mancanza di regole, perché di regola necessitano solo adatta- menti sugli aspetti delle verifiche. Recentemente un tribunale americano ha conside- rato che gli operatori di Uber non esercitano un mandato ma hanno un contratto di lavoro, per cui le conseguenze giuridiche sono decisamente diver- se. In Svizzera un tribunale probabilmente non deci- derebbe altrimenti. Sappiamo infatti che, secondo la costante prassi delle autorità competenti in materia di assicurazioni sociali, lo statuto di indipendente e quindi il rapporto contrattuale di mandato che permette al datore di lavoro versare onorari senza oneri sociali, può essere riconosciuto, fra le altre cose, solo a chi ha diversi mandanti e non uno solo come è spesso il caso per chi lavora per Uber. Il fatto poi che Uber, negli Stati Uniti, abbia concluso una transazione con le autorità americane non cambia i termini del problema. Insomma, senza entrare in troppi tecnicismi, le rego- le ci sono, vanno un po’ adattate magari soprattutto sul piano del controllo, ma prima di crearne altre va verificato l’esistente. Incoraggiante in questo senso è la recente comunicazione del Consiglio federale che, rispondendo a mozioni presentate da due Consiglieri nazionali PLR, ha chiaramente indicato come sia di- sponibile a rivedere rapidamente le ormai obsolete regole imposte ai conducenti di taxi ufficiali e che si rivelano penalizzanti. La strada è quella giusta per ristabilire una concorrenza ad armi pari. Sharing economy e digitalizzazione: non solo rischi di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti

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