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TB 05.2016-short

Ticino Business | 5 nulla e che rappresentano solo palliativi oltretutto temporanei. Oggi un approccio sistemico del genere non c’è e non vi è alcuna indicazione che potrebbe esservi in un prossimo futuro. È strano, perché, almeno sulla carta, il Cantone si è dotato di linee direttive sulla mobilità che contengono molte misure che meritano di essere approfondite e discusse in vista di un’ap- plicazione ad ampio respiro e condivisa. Invece sem- bra esistere solo la tassa, purtroppo. Intendiamoci, anche una tassa potrebbe avere una sua legittimi- tà qualora vi fossero già in atto vere misure alter- native. Un po’ come è stato deciso a Basilea, con la differenza che in quella regione la tassa può essere prevista se l’offerta di trasporto pubblico esiste e la sua efficacia è dimostrata. Situazione ben diversa dal Ticino, dove si dice “prima dammi i soldi, poi vedre- mo se e quale offerta di trasporto pubblico ci sarà”. Una tassa sulla fiducia, insomma, senza controparti- ta immediata come dovrebbe essere scontato giuridi- camente per una tassa. Invece nulla, colpi di mazza sulla cattiva economia che devasta il territorio, tut- ti contenti e andiamo avanti così. Dimenticando che molte aziende si sono già da tempo attivate auto- nomamente con programmi di mobilità aziendale e gli esempi non mancano, per cui l’argomento che il mondo economico se ne frega del territorio non reg- ge. Si può sempre migliorare e siamo pronti a discu- tere di correttivi su chi ha comportamenti criticabili, ma i correttivi devono esserci per tutti, perché come vi sono aziende poco rispettose del sistema, così esi- stono numerosi esempi di cittadine e cittadini, enti e istituzioni che se ne fregano altamente del territorio. Dire in maniera generica che le imprese non sono socialmente responsabili è una menzogna che non si può accettare. Il comportamento socialmente respon- sabile delle aziende, che da tempo stiamo promuo- vendo con decisione, ha sfaccettature talmente ampie che non può essere negato solo in virtù di una nuda e cruda cifra concernente il numero di parcheggi di cui si dispone. L’economia, esprimendosi contro la tassa di col- legamento, non vuole quindi sottrarsi alle sue responsabilità, né verso il territorio, né nella di- scussione concernente le finanze cantonali, ma esige che questo avvenga su basi diverse, oggetti- ve e parlando chiaramente, chiamando le cose con il loro nome e non vantando effetti taumaturgici di misure molto parziali. Una tassa (o imposta) che non si sa bene a cosa sia destinata, che san- ziona maggiormente il numero di parcheggi piut- tosto che i movimenti (strano dal punto di vista ambientale…) e che opera inspiegabili distinzioni fra settori economici, presenta troppe contraddi- zioni per essere accettabile, al di là del fatto che l’uso della leva fiscale senza pensare ai compiti dello Stato e quindi alle spese veramente necessa- rie è per noi insensato. Certo, in un Cantone in cui le sei corsie fra Melide e Mendrisio sono promosse e addirittura avvallate da parlamentari cantonali che hanno combattuto con rara violenza la seconda galleria autostradale del San Gottardo perché più strade portano più traffico, può veramente capitare di tutto e non ci si deve più stupire di nulla. Ma questo non deve costituire un alibi per sdoganare qualsiasi pro- posta che permetta di raccogliere facili consensi. Dalle aziende si esige, giustamente, molto in ter- mini di attenzione al territorio. Ma è altrettanto legittimo attendersi molto dalla politica, perché anche i rappresentanti del popolo devono avere un comportamento socialmente responsabile. L’economia non vuole guerre e, indipendentemen- te da come andrà il 5 giugno, sarà sempre pronta a fare la sua parte. Che non è quella della vittima sacrificale degli isterismi politici, ma quella di un attore a pieno titolo, che merita rispetto. MOBILITÀ © hobbit / shutterstock.com

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