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Una delle caratteristiche della nostra società è la mancanza di responsabilità. Inmodoveloceedecisos’individuanolealtruicolpe, ma si è sempre particolarmente restii a riconoscere le proprie responsabilità. Questo “processo mentale” rende difficile un serio esame di se stessi e dunque improbabile un “cambiamento di rotta”. La mancanza di assunzione di responsabilità, purtroppo, caratterizza anche alcuni credenti e il risultato è la superficialità e l’immaturità spirituale. L’obiettivo di questo studio è analizzare insieme uno degli obiettivi di Dio e della Sua Parola: rendere il credente, sin dalla sua giovinezza, consapevole e responsabile al fine di realizzare una reale crescita spirituale e morale. Il testo oggetto dello studio presenta il canto del Signore per la Sua Vigna, canto presentato dal profeta, ma proprio del Signore per la Sua Vigna, Israele, il popolo di Dio (5:7a): “Io voglio cantare per ilmioamicoilcanticodelmioamicoperlasuavigna” (5:1). Nei primi 7 capitoli del libro di Isaia si assiste all’intero “Canto della Vigna”. La “prima strofa” (capitolo 1:8): “La figlia di Sion è rimasta come un frascato in una vigna”. Il frascato è un riparo fatto di frasche, a forma di tetto, una specie di capanna, il Signore sta annunciando la Sua intenzione di conservare un resto in Sion, nonostante l’avvento dell’Assiria. La “seconda strofa”(capitolo 3:14,15): “Voi siete quelli che hanno devastato la vigna! ... con quale diritto opprimete il mio popolo ...?”. Il Signore si erge a protettore della Sua vigna, del Suo popolo. Al capitolo 5 siamo difronte “all’ultima strofa” del canto: “Io voglio cantare per il mio amico il cantico del mio amico per la sua vigna” (5:1). A queste parole, probabilmente, il popolo incominciò l’attesa gioiosa per le parole del cantico, mentre si trova ad ascoltare l’insoddisfazione del Padrone della vigna: “Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa?” (5:4a). Questa domanda retorica del Signore, contiene in sé due concetti biblici fondamentali. Il primo è il concetto di LIMITE. Il Signore ha fatto tutto quanto era necessario per la Sua vigna, ma senza interferire nella “sfera” che spetta all’uomo, ha fatto tutto ciò che era possibile, fermandosi sul “limite” del “libero arbitrio umano”, se avesse fatto di più avrebbe reso Israele, il Suo popolo, un “burattino”, privato della libertà di scelta. Questo concetto di limite, ne innesca un altro conseguente, il concetto di RESPONSABILITÀ, difficile da accettare in tutti gli ambiti, personale, familiare, comunitario e sociale, eppure decisivo per una reale crescita e maturità. Se l’opera di Dio invadesse la libera scelta umana, non ci sarebbe nessuna responsabilità e si rimarrebbe sempre dei “bambini viziati”, mentre, anche in questo testo, Dio evidenza la responsabilità della Sua vigna, del Suo popolo e dell’uomo in genere.

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