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ANTONIO CONTILIANO 78 mercato), che giocano sulle attese emotive e il gioco delle opinioni, miste di credenze, e non sul bisogno probabile , per non dire oggettivo, di conoscenza della gente. E nel mercato, i lettori-compratori-ascoltatori, specie se produttori e mediatori che ne condividono i meccanismi seduttivi , sono spinti all adesione e al consumo acritico. Il mercato media l acquiescenza al sistema costituito. Ma se i prodotti sono testi letterari o poetici che veicolano processi di senso e pratiche significanti, anziché significati naturalizzati come evidenze stereotipate della letteralità onnitestuale (Galvano della Volpe) e sostanze comunicative che gratificano e tranquillizzano il lettore-pubblico o il critico di passaggio e improvvisato, né propaganda né populismo hanno ragione di motivare unica ratio la poesia, né tanto meno la poesia dell Antigruppo. E questa consapevolezza non pare essere stata patrimonio esclusivo di un gruppo piuttosto che di un altro. Comune ai gruppi, al di là degli esiti differenziati, è la presa di consapevolezza (e il bisogno della sua diffusione) che i significati messi in circolo dai segni comunicanti e dalla pratiche significanti correnti, comprese le poetiche, non sono affatto né oggettivi né neutrali: l ideologia è sempre nell intreccio, qualunque sia l ipotesi. Il problema è organizzare la coimplicazione non lineare, né autonoma né consequenziale per destini metafisici, delle forme determinate che storicamente assumono le strutture e le sovrastrutture ideologiche, la materia e le sue elaborazioni. È su questo, forse, che si deve spostare l attenzione e la riflessione quando si parla di rivoluzione nel linguaggio usato dai poeti e della capacità critico-ironica necessari per non rimanere prigionieri né del passato né dei dogmatismi personali o di gruppo. Non è un caso, infatti, se la poesia non ha un mercato e un pubblico di consumatori sedotti come avviene per i prodotti d intrattenimento dell industria dello spettacolo, che spera e pratica l omologazione dei gusti con slogan più o meno azzeccati. I poeti dell Antigruppo dopotutto, come tutti i poeti, mettevano in circolo un prodotto inutile (!) la poesia quanto pericoloso per il suo uso eversivo e ribelle nei confronti dei vari tipi di consumi (dal benessere, ai divertimenti e alla politica dei compromessi) gratificanti e rassicuranti un possibile popolo di piazza del mercato borghese. Forse è meglio allora chiamare, ossimoricamente, inutile-utile la loro poesia, come tutta la poesia di un certo periodo che ha rimesso in pentola l intero suo modo d essere? E su questo piano è forse il caso di ripensare le scissioni e le antitesi dei gruppi . Il movimento siciliano Antigruppo, nella sua breve storia, dovette affrontare la scissione Antigruppo Trapani (Nat Scammacca, Rolando Certa, Gianni Diecidue e altri), Antigruppo/Intergruppo Palermo (Pietro Terminelli, Ignazio Apolloni, Nicola Di Maio e altri) e, successivamente, l esperienza e la ricerca di Ignazio Apolloni con Intergruppo-Singlossia.

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