29 del re sicano Cocalo, figlio del ciclope Briareo, in una località sita nella Provincia di Agrigento, anche se alcuni studiosi l’hanno identificata nel territorio di Alcamo. Il re di Creta Minosse, infor- mato della presenza di Dedalo in Sicilia, iniziò la sua ricerca presso le terre di Cocalo e per tro- varlo si servì di uno stratagemma: promise, in- fatti, un lauto premio a chiunque fosse riuscito a far passare un filo attraverso le spirali di una conchiglia con il guscio a chiocciola. Lo stesso Cocalo, incuriosito dalla cosa, giacché colpito dall’ingegno di Dedalo, chiese a questi di risol- vere l’ardita prova, quindi Dedalo applicando il suo acume legò il filo ad una formica, che spinta all’interno della spirale riuscì ad attraversare fino in fondo il guscio della conchiglia, riuscendo così nell’impresa. Quando Cocalo fece portare la conchiglia a Minosse, questi intuì subito che Dedalo doveva essere vicino, inviò perciò degli ambasciatori alla corte di Cocalo, affinché que- sti restituisse il fuggitivo. Cocalo, invitò Minosse in persona presso di sé e dopo aver fatto la pro- messa della consegna del nemico, lo invitò nella sua casa, dove vi erano degli splendidi bagni, lavorati dallo stesso Dedalo, quindi Cocalo pro- pose a Minosse di fare intanto un bagno caldo e ristoratore. Fu allora che, mentre Minosse com- pletamente rilassato veniva servito, secondo il costume dei tempi, dalle stesse figlie di Cocalo, queste lo affogarono nell’acqua. Cocalo restituì poi il corpo di Minosse ai soldati cretesi, dicendo loro che il re era morto scivolando accidental- mente nell’acqua calda. I soldati, allora, prima di ritornare in patria, decisero di tumulare in Sicilia il loro re, scegliendo il luogo a quel tempo consi- derato il più alto e sacro di tutta l’Isola, seppel- lendo quindi il loro re ad Erice. Una leggenda vuole che i cretesi innalzarono sulla tomba di Minosse le fondamenta di un tempio in onore alla dea Venere/Afrodite. Secondo diversi stu- diosi, il tempio sarebbe stato appunto quello della dea ericina, la Venere, sotto il cui tempio si ritroverebbe perciò la sepoltura di Minosse. Nel corso della sua vita in Sicilia Dedalo lasciò gran- di e mirabili opere: ad Agrigento, sul fiume Ca- mico, per il re Cocalo, costruì una città arroccata su una montagna, la cui sommità era così stret- ta, contorta ed inaccessibile, che poteva essere agevolmente difesa da pochi uomini. La città su cui il re Cocalo volle trasferirsi, divenne, pertan- to, la più forte ed inespugnabile città dell’intera Sicilia, e venne identificata con S.Angelo di Mu- xaro, vicino Agrigento. Sempre nel territorio agrigentino, allora Megaride, costruì la Colimbe- tra, un grande bacino, passando per il quale un grosso fiume, l’Alabone, terminava il suo corso in mare. Costruì poi una grotta artificiale presso Selinunte, probabilmente sul monte San Calo- gero, e sfruttando il calore sulfureo delle acque svaporanti di quei fumi, diede origine alle Terme di Sciacca; queste acque termali, presenti da almeno duemila anni, facevano lentamente su- dare chi vi entrava ed apportavano perciò guari- gioni prodigiose. Dedalo si recò poi ad Erice e qui, dove a quel tempo sorgeva una rupe troppo alta e scoscesa, la cui presenza impediva la co- struzione di un tempio dedicato alla dea Venere, se non intorno a pericolosi precipizi, Dedalo in persona tirò un possente muro con il quale col- mò tutto il vuoto intorno al campo sacro, su cui si sarebbe poi impiantato il tempio per il culto della dea ericina. La leggenda vuole che termi- nata l’immane opera muraria, Dedalo fece dono alla Venere ericina di un ariete d’oro da lui stes- so forgiato. Il mito di Dedalo, l’uomo che per pri- mo realizzò il sogno del volo, costituisce ancor oggi un emblema della lotta della ragione e dell’ordine, contro la follia ed il caos, rimane per- ciò, per trasposizione, un simbolo del progresso della scienza e della civiltà contro la vuota insi- pienza e l’assurda barbarie. Forse proprio per questo la figura di Dedalo dovrebbe poter rap- presentare, in questo preciso momento storico, un faro di luce con cui potere guardare alle cose nuove. S t o r i e d a l l ’ o b l i o a c u r a d i M i c h e l e D i M a r c o